NUORO – La carriera criminale di Graziano Mesina, detto Grazianeddu, il più famoso bandito sardo del dopoguerra, arrestato questa mattina all’alba per traffico di droga, è così densa e costellata di colpi di scena da costituire una buona base per un adattamento cinematografico. E in effetti sono molti i cantanti e i registi che si sono lasciati ispirare dalle sue scorribande. Nato nel 1942 ad Orgosolo, provincia di Nuoro, nella Barbagia, un tempo terra di pastori e sequestri, oggi nota per i suoi murales, il giovane Grazianeddu dimostra fin dalla tenera età insofferenza per l’autorità: in quarta elementare, come ricorda nella sua autobiografia, prese a pietrate il maestro di scuola, espulso divenne pastore. A soli 14 anni fu arrestato per aver rubato un fucile calibro 16 ma ottenne il perdono giudiziale, il conflitto con la legge, da questo momento in poi scandirà tutte le tappe della vita di quello che è stato a lungo definito “l’ ultimo balente”, nell’accezione di uomo di valore, valente, di colui che ha trascorso in carcere circa 40 dei suoi 71 anni di vita. Nel 1962 per la prima volta fu condotto nel carcere nuorese di Bad’e Carros, dove da oggi sarà di nuovo rinchiuso, sessant’anni più tardi, con l’accusa di aver ammazzato Pietrino Crasta, il cui cadavere fu ritrovato nel campo preso in affitto dai Mesina. Seguono i primi di una lunga serie di tentativi di evasione, ventidue secondo la vulgata sarda, alcuni di essi, undici per la precisione, andati a buon fine. Nel suo “curriculum” figurano tutte le variazioni sul tema della fuga, la più incredibile resta quella dall’ospedale S.Francesco di Nuoro: in quell’occasione Mesina si calò dal davanzale di una finestra e si nascose nel tubature dell’acqua dove rimase per ben tre giorni prima di darsi alla latitanza. Ma il periodo di libertà durò poco, qualche mese dopo fu nuovamente arrestato, tentò la fuga durante il trasferimento ferroviario da una toilette del treno in corsa, questa volta però fu scoperto. Il nome dell’ex primula rossa è legato anche alle vicende seguite al rapimento del piccolo Faruk Kassam: Mesina sostenne di aver fatto da intermediario con il gruppo di banditi sardi, favorendo la liberazione dell’ostaggio rapito nel 1992, ma la circostanza è sempre stata negata dagli inquirenti e gli ha fruttato una condanna per favoreggiamento. Il 4 agosto del 1993, dopo il ritrovamento di un kalashnikov e altre armi da guerra nel suo caseggiato astigiano, Mesina, sospettato di progettare un nuovo sequestro di persona, fu nuovamente incarcerato a Voghera per scontare la pena all’ergastolo. Undici anni dopo, nel 2004 ottenne la grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Mesina torna qualche tempo dopo nella sua Orgosolo, si reinventa guida turistica nella Barbagia, nell’Ogliastra e nella zona del Supramonte. Questa mattina è stato scritto un nuovo capitolo della lunga storia dei conti con la giustizia del bandito Graziano Mesina, l’uomo, agli occhi degli inquirenti, non si è mostrato affatto sorpreso ed ha mantenuto la calma, forse sicuro di poter aggiungere in appendice alla sua autobiografia la descrizione di un’ennesima fuga rocambolesca.
Storia dell’ultimo balente di Orgosolo
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Claudia Balbi
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on 10 giugno 2013
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