Matteo Richetti, sentito stamattina dalle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, è certo di avere «chiarito tutto» in merito ai 5500 euro finiti sotto la lente della Procura nell’indagine “spese pazze” dei consiglieri regionali, che oltre a lui coinvolge altri sette esponenti del Pd e i nove capigruppo in carica nel 2011. Il deputato modenese, che com’è noto ha ritirato la candidatura alle primarie del Pd per le prossime elezioni regionali, ha assicurato che tutti gli esborsi a lui contestati sono stati impiegati unicamente per scopi politici, e per questo è praticamente certo che il suo difensore, l’avvocato Gino Buttiglioni, chiederà che il caso venga archiviato. L’istanza arriverà in procura la prossima settimana. Per Richetti, a differenza di Bonaccini, non c’è infatti la stessa fretta del segretario regionale che, a differenza del deputato, non si è ritirato dalle primarie.

Tra i rimborsi contestati a Richetti, in primo piano i pernottamenti a Riva del Garda addebitati alla Regione tra il 2010 e il 2011, in occasione dei convegni di Enrico Letta (allora vicesegretario Pd) e della sua associazione politica VeDrò, a cui Richetti partecipò in qualità di presidente del consiglio regionale. Secondo l’accusa tali spese (circa 500 euro in totale) non avrebbero potuto essere riconducibili a un impegno istituzionale, dal momento che la manifestazione era organizzata da un movimento politico a sé stante e non da un partito rappresentato in consiglio regionale. L’ex presidente avrebbe dunque potuto soggiornare a sue spese o farsele addebitare dalla VeDrò.

Lo stesso Richetti, appena venuto a conoscenza di essere indagato, aveva subito chiesto di essere sentito dai pm per chiarire anche questi fatti. Durante l’interrogatorio di oggi avrebbe riferito che la Regione fosse abitualmente rappresentata ai convegni della VeDrò, anche precedentemente agli episodi contestati. In uno dei tre soggiorni in Trentino, il parlamentare aveva portato con sé anche la moglie, ma davanti alle due pm ha assicurato di aver addebitato alla Regione solo il suo pernottamento. In mattinata ha stupito l’arrivo in Procura del sindaco Virginio Merola, che tuttavia ha liquidato i giornalisti limitandosi a dire di essere passato solo per una visita.

A differenza di Richetti, in casa Pd Stefano Bonaccini continua la sua corsa alle primarie nonostante sia anch’egli indagato per i rimborsi illeciti. Il segretario regionale, uscito oggi dall’ospedale dopo essere stato ricoverato per un malore da stress, riprende oggi la sua campagna elettorale dopo un paio di giorni di riposo. Alla direzione nazionale del partito il premier Matteo Renzi gli ha rivolto «un grande abbraccio e un in bocca al lupo», giustificando la sua decisione di non ritirarsi affermando che «avvisi di garanzia, più o meno citofonati, non devono cambiare il corso della politica».

Ora la sfida a Bonaccini arriva da Roberto Balzani, che lo invita a presentarsi venerdì in via Aldo Moro per un confronto tra i candidati Pd. «È proprio in Regione che lavora una quota di potenziali elettori assai interessati all’amministrazione futura», ha dichiarato l’ex sindaco di Forlì. «Auspico che Bonaccini sia disponibile a questo confronto con quelli che rappresentano la spina dorsale dell’amministrazione regionale – ha proseguito – . Diversamente, da parte mia vi sarebbe comunque l’intenzione di incontrare i lavoratori di via Aldo Moro, per presentare il programma e la visione di una Regione che torni ad essere un ente di progettazione, a partire dalla lettura e dall’analisi dei processi che toccano i territori».