ROMA – «O l’Europa cambia direzione di marcia o non esiste possibilità di sviluppo e crescita». E’ la sfida che l’Italia lancia alla vigilia del suo semestre di presidenza. Il premier Matteo Renzi, scortato dai ministri della Difesa e degli Esteri, Roberta Pinotti e Federica Mogherini pronuncia un lungo discorso alla Camera, da oggi non solo l’Italia ma anche l’Europa dovrà cambiare verso. Nell’emiciclo tanti deputati del Pd e una scarsa partecipazione di Fi, Ncd e M5S.
Mancano due giorni dal Consiglio europeo di Ypres, in Belgio, e il presidente del Consiglio fa il punto sulle politiche europee. Un dicorso denso, giocato sulla logica del bastone e della carota. «In questi anni abbiamo dato l’impressione, come classe dirigente, dell’idea di un’Italia che considera l’Europa come un luogo altro. Ma noi siamo in Europa quando usciamo la mattina di casa, quando ci guardiamo allo specchio, l’Europa non è qualcosa di altro da noi». Dopo la tirata d’orecchie il Premier alza la testa e sogna con sguardo fiero un futuro di crescita per l’Europa, nel rispetto della regola economica del 3%: «Viola il trattato chi parla solo di stabilità, non chi parla di crescita. Non c’è possibile stabilità senza crescita. Senza crescita c’é l’immobilismo». Per spiegare alla Camera il fatto che la finanza non può frenare la crescita europea Matteo Renzi si affida ad una metafora e parla della sua amata Firenze, che oggi festeggia San Giovanni, dietro il quale, dice, «c’è il fiorino, che era il dollaro o l’euro dell’epoca. E attorno al fiorino – dice – è stata costruita una fiorente economia, senza la quale non ci sarebbero stati né l’arte fiorentina né Dante».
Per quanto riguarda le nomine ai vertici dell’Ue, Renzi afferma: «Siamo a un bivio, non dipende da chi mettiamo a fare il presidente. Ci siamo impegnati, come Italia, perché si affermasse un metodo: prima di decidere chi guida decidiamo dove andare». Il nome del presidente non conta, anzi : «Chi immagina che il gap di democraticità si colmi solo indicando Juncker o un altro vive su Marte» ha rincarato la dose Renzi. Al centro del Semestre italiano, che partirà il prossimo 1 luglio, c’è un progetto studiato nell’arco di mille giorni: «L’Italia intende presentarsi in questo semestre di presidente dell’Ue con un pacchetto unitario di riforme», ha poi detto il premier: «Vogliamo smettere di vivere l’elenco delle raccomandazioni dell’Ue come una lista della spesa, quasi che questo trasformi l’Europa in una vecchia zia noiosa che ci spiega i compiti da fare».
“Zie noiose” a parte, secondo Renzi: «Non dobbiamo farci dettare l’agenda da un agente esterno, ma dire che se facciamo le riforme non è perchè ce lo chiedono ma perché le vogliamo. Indichiamo un arco temporale ampio, sul quale sfidiamo il Parlamento: vi proponiamo un arco di tempo quasi triennale, 1.000 giorni, in cui individuare, già entro l’1 settembre 2014, in modo esplicito come cambiare il fisco, lo sblocca Italia, come intervenire dai diritti all’agricoltura, dalla pubblica amministrazione al Welfare, come migliorare il Paese». « Un periodo ampio per portare l’Italia a fare l’Italia».
Ma ci vuole pazienza, l’Italia infatti è uscita dalla fase di depressione psicologica, avverte Renzi, non da quella della crisi vera e propria, i problemi all’ordine del giorno sono di natura economica, la disoccupazione al primo posto, non c’è stabilità possibile se c’è disoccupazione, ha ricordato Renzi, ma non solo. Nell’agenda del Semestre Italia un posto di rilievo spetta alla questione immigrazione: «L’Europa dovrà avere la forza di gestire in modo unitario e condiviso ciò che sta accadendo nel Mediterraneo e internazionalizzare l’intervento umanitario con un investimento molto forte». La moneta unica non basta dunque al Primo ministro. «Se di fronte alle tragedie dell’immigrazione dobbiamo sentirci dire “questo problema non ci riguarda”, allora – ha scandito il premier – tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori».
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