Tre giorni di burrasca nel partito non hanno invalidato la gara alla conquista di via Aldo Moro.
Nella corsa alle primarie, il Pd d’Emilia può contare, finora, un cavaliere disarcionato (Matteo Richetti, ritiratosi “spontaneamente” perché indagato), uno determinato a tagliare il traguardo (Roberto Balzani), un altro che cerca di restare in sella (Stefano Bonaccini), ma pronto a tirare le redini se dalla segreteria nazionale del partito dovesse arrivare l’alt. Intanto la situazione è in stallo.
La pax renziana (se mai dovesse arrivare) tarda a calare sul caos in Regione. “Preferisco non commentare questa vile vicenda” dice Francesca Puglisi, che ieri mattina aveva invitato il partito a 24 ore di riflessione per decidere sul da farsi.
A seminare il panico tra i democratici sono le indagini nell’inchiesta “spese pazze” aperta dalla Procura di Bologna nel settembre del 2012, che ha coinvolto tutti i gruppi dell’Assemblea regionale emiliano-romagnola, incluso lo stesso Bonaccini. A questo punto, la mancata richiesta di archiviazione da parte dei pm potrebbe decretare la fine della corsa per quello che, al momento, è il favorito del centrosinistra emiliano-romagnolo.
Scenario, questo, che potrebbe essere dettato più da prassi che da effettiva necessità. Fin dai tempi di Flavio Delbono, infatti, nella regione più rossa d’Italia non ha mai prevalso la linea del garantismo e gli esponenti del partito, qualora implicati in vicende giudiziarie, hanno preferito dimostrare la loro innocenza prima di proseguire nei loro incarichi con una spada di Damocle sul capo.
Ma in tempi di “vacche magre” e di scarse personalità – come trapela dalla base democratica che in questi giorni popola le Feste dell’Unità, anche nel Pd c’è chi inizia a mettere in discussione le consuetudini.
“Non c’è nessun obbligo dal punto di vista giuridico di dimettersi dai propri incarichi nel momento in cui si riceve un avviso di garanzia. Se così fosse si teorizzerebbe una barbarie” ha detto stamattina Paolo Gentiloni in onda ad Agorà su Rai3. “E’ una scelta politica che dipende dalle persone coinvolte” ha sottolineato, augurandosi che Bonaccini non abbandoni il campo.
“Se non altro per rispetto all’altro candidato, Balzani” ha rincarato il deputato europeo Goffredo Bettini. Stamattina, intanto, l’ex sindaco di Forlì ha consegnato le firme necessarie a presentarsi alla competizione, tutta interna al Pd,del prossimo 28 settembre. “La sfida è tra me e Stefano, che ha avuto un grande coraggio. Tutto il resto, è liquame da depurare” ha dichiarato il candidato in duro comunicato su Facebook.
“Se verremo denigrati ci tuteleremo, non ci sono spese pazze” è invece il coro intonato dal Pd regionale, che ricorda che la Corte dei conti ha già assolto il gruppo democratico nell’inchiesta sulle spese della regione. “D’ora in avanti il Pd farà bene a tutelarsi in ogni sede ogni qualvolta verrà associato a espressioni di questo tipo totalmente denigratorie”, scandiscono la deputata Donata Lenzi e il senatore Stefano Vaccari, coordinatori dei parlamentari Dem.
Un richiamo ai principi del sistema accusatorio in vigore in uno Stato di diritto arriva dal senatore dem Luigi Manconi. “Non conosco personalmente Bonaccini e Richetti, ma in ogni caso è la magistratura che deve provare la loro eventuale colpevolezza. Servono norme sulla responsabilità delle toghe e sulla reale terzietà della magistratura giudicante”.
Più sfumata la posizione di Massimo Mezzetti, assessore regionale alla cultura in quota Sel in Emilia Romagna. “Credo che la giustizia debba fare il suo corso, ma credo anche che due anni siano sufficienti a cd arrivare a una prima conclusione. I destini politici di un’istituzione non possono essere affidati alle voci, indiscrezioni, al detto e non detto che trapelano periodicamente”.
Insomma, serpeggia tra alcuni democratici il sospetto di una giustizia ad orologeria o di una “vendetta” delle toghe per la riforma in atto. Ipotesi peraltro sostenuta da tempo tra le file del centrodestra. “La giustizia vuole comandare sulla politica” afferma Sisto di Forza Italia. Di interferenze della magistratura parla anche Linda Lanzillotta di Scelta Civica: “Siamo in un paese sempre scosso da vicende giudiziarie, che non riesce mai a trovare una sua stabilità per operare sul terreno politico”.
A margine dello tsunami democrat, Forza Italia emiliana scalda i motori. “Stiamo definendo la coalizione” – fa sapere Massimo Palmizio – ma i consiglieri uscenti farebbero bene a chiarire la propria posizione”. Per non replicare la commedia degli avversari.
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