Rivali per lo stesso obiettivo: la conquista di viale Aldo Moro. Stessa città di provenienza: Modena. Chi della prima, chi della seconda ora, ma entrambi pur sempre renziani.
Da ieri, legati a doppio filo nello stesso destino giudiziario: tutti e due, infatti, sono indagati nell’inchiesta sulle “spese pazze” in Regione, aperta dalla Procura di Bologna nel settembre del 2012, che ha coinvolto tutti i gruppi dell’Assemblea regionale emiliano-romagnola.
Ed è proprio a questo punto si dividono le strade di Matteo Richetti e Stefano Bonaccini. Se ieri pomeriggio il deputato dem ha formalmente abbandonato la gara delle primarie, comunicando con un sms che “ci sono cose di fronte alle quali ci si ferma”, il segretario regionale del Pd tira dritto e non molla. “Nemmeno di un centimetro” per usare un’espressione cara al premier.
Resiste Stefano, senza esitazioni. “Riuscirò a chiarire tutto e subito – assicura –. Io ho girato con una Seat Ibiza e l’ho cambiata un anno fa a 345mila chilometri in quattro anni”. Come dire, potete contestarmi qualunque cosa, ma di certo non sono uno che si lascia andare a spese allegre. Ammonta a quattromila euro tra rimborsi chilometrici, cene e pranzi la cifra contestatagli dalla Procura.
Intanto, questo pomeriggio il consigliere regionale è stato sentito per due ore in Procura. In mattinata, aveva provveduto a cancellare tutti gli impegni tra Imola e Bologna, mentre resterebbe tuttora confermata la sua partecipazione di stasera al dibattito “Un nuovo modello di governance: la Città metropolitana”, alla Festa dell’Unità.
Dal quartier generale romano, non arriva nessuna soluzione. Per ora, dalla capitale non è stato catapultato sul ring emiliano nessun Deus ex machina, anche se il partito prova a prendere tempo. La direzione nazionale, fissata domani per rinnovare la segreteria, slitta infatti a martedì prossimo.
In Regione, invece, tutto è fermo da ieri sera. Se alle otto si era diffusa la notizia dell’iscrizione di Bonaccini al registro delle notizie di reato, in nottata è arrivata la pubblica difesa di Bonaccini sui social: “Già in un’altra occasione fu riconosciuta la mia correttezza. Ho fiducia nei giudici e nella mia onestà” ha scritto in un tweet, facendo riferimento a una vecchia inchiesta in cui era stato coinvolto nel 2003.
Non è la prima volta, infatti, che Bonaccini, classe 1967, finisce sotto la lente degli inquirenti. Nel 2003, appunto, era stato indagato a Modena nell’inchiesta “Chioscopoli”, e accusato di turbativa d’asta e abuso d’ufficio per poi essere assolto. Per questo la sua carriera non subì incrinazioni: Matteo continuò la sua ascesa politica prima come assessore al Comune di Modena, con delega ai lavori pubblici, poi come consigliere comunale. Nel 2010, infine, l’approdo in Regione, la roccaforte da cui oggi lancia la sua resistenza.
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“Vado avanti sereno””