Joshua Oppenheimer, ovvero il regista capace di reinventare il genere del documentario come soltanto il grande Werner Herzog prima di lui è riuscito a fare: l’ultima fatica del cineasta americano, The Look of Silence – vincitore del Gran Premio della Giuria alla 71ma Mostra del Cinema di Venezia – sarà distribuito a partire da oggi e in anteprima internazionale in 15 sale italiane, tra cui anche la bolognese Rialto.
Il trionfo di The Look of Silence a Venezia è la conferma (se mai ce ne fosse ancora bisogno) della genialità e del talento di Oppenheimer, che già due anni fa aveva scioccato il mondo con il documentario The Act of Killing, in cui il regista aveva rotto il silenzio sul genocidio indonesiano negli anni Sessanta, durante il quale furono trucidate centinaia di migliaia di persone.
Il nuovo documentario mette in scena il seguito del lavoro del 2012: se in Act of Killing il massacro ai danni degli oppositori del regime militare del generale Suharto (e di tutti coloro che venivano identificati come “comunisti”) veniva rappresentato dal punto di vista di due preman (gangster autori di centinaia di uccisioni negli anni ’60 ed oggi rispettabili membri di organizzazioni paramilitari indonesiane), in The Look of Silence Oppenheimer da voce alle vittime e ai loro parenti. Il documentario racconta così le vicissitudini di un medicoche si mette sulle tracce di coloro che gli hanno portato via il fratello, cercando di metterli dinanzi alle loro responsabilità: il risultato è uno spietato ritratto dell’Indonesia, che ancora fa fatica ad affrontare i fantasmi della pagina più drammatica della sua storia.
In The Look of Silence la tensione drammatica e grottesca che pervade in Act of Killing, si tramuta in una poetica e struggente riflessione sulle miserie dell’umanità. Per un nuovo -questo è indubbio- capolavoro.
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