ROMA – Pochi applausi e molti mugugni da parte delle opposizioni, ma anche critiche da parte del Pd: si possono riassumere così le reazioni dopo il discorso del premier Matteo Renzi alla Camera dei deputati per l’informativa sui mille giorni di governo. La promessa di un fisco più leggero, di una riforma della governance Rai, l’approvazione della legge elettorale, le riforme del lavoro e della scuola non hanno convinto gli oppositori del Governo e anzi hanno provocato qualche malumore nelle fila della maggioranza.
Gli attacchi più duri sono venuti da Forza Italia e Lega Nord: “Basta con la retorica, basta con l’affabulazione, basta con l’aria fritta e con le illusioni”, ha tuonato Renato Brunetta. “Lei – ha continuato il presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera riferendosi al premier – continua a prendere impegni su impegni, ma dimentica che gli impegni si onorano. Invece ha già consumato 200 giorni e il tasso di realizzazione dei suoi impegni è tra il 10 e il 20 per cento”. Infine l’affondo sull’articolo 18: “Quando parla di riforme del mercato del lavoro, la dà per fatta, ma non ci dice come. Abolirà quindi l’articolo 18? Ce lo dica perché questo chiede il Paese, questo chiede l’Europa. E’ in grado di farlo, ha una maggioranza per farlo?”.
In pieno stile Carroccio la protesta dei deputati leghisti a Renzi, che hanno innalzato le bandiere del Veneto e cartelli con la scritta “Il futuro del Veneto nelle mani dei veneti”. I parlamentari veneti della Lega nord hanno contestato la scelta del governo di impugnare la legge regionale del Veneto che indice un referendum consultivo sull’autodeterminazione della regione.
Ma l’offensiva più dolorosa per Renzi viene dal fuoco amico del Pd: “Il Presidente Renzi sul lavoro parla il linguaggio della destra”, scrive sul suo profilo Facebook Stefano Fassina. “Il termine apartheid utilizzato oggi alla Camera per descrivere le differenze di diritti tra lavoratori è odioso perché scarica il dramma della disoccupazione e della precarietà dei più giovani su lavoratrici e lavoratori che da vent’anni hanno salari reali in diminuzione, oggi prendono poco più di 1000 euro al mese e perdono lavoro a centinaia di migliaia”.
“Così, si alimenta la guerra tra poveri invece che concentrare l’attenzione- continua il post di Fassina – come dovrebbe fare una forza di sinistra, sull’esplosione della disuguaglianza di reddito e ricchezza sul 10% e, in particolare, sull’1% della popolazione. Così, si aggravano le condizioni di tutti i lavoratori, giovani e meno giovani e si aggrava la recessione. Così non va. Potevamo tenerci il Presidente Monti per attuare la fallimentare agenda dei conservatori europei”.
Mentre Pier Luigi Bersani si trincera dietro un emblematico ‘no comment’: “Oggi nessun commento: saluti e baci”, ha tagliato corto l’ex segretario del Pd.
Attacco frontale, e non poteva essere altrimenti, da parte del Movimento 5s: “Non servono mille giorni! Non servono balle quotidiane”, scrive Beppe Grillo sul suo blog. “ Anzi, a Renzie serve un solo giorno per fare le valige. Si può cambiare adesso, votando oggi cittadini onesti, preparati e idonei ad intervenire nelle più alte cariche dello Stato”.
“L’Italia ha bisogno di lavoro e invece va in scena l’ennesima commedia triste della politica. Queste sono le riforme che ci chiede l’Europa per rilanciare il Paese? Dopo la buffonata del Senato, della legge elettorale, ora questo scempio del CSM. Un giorno chi ci governa dovrà assumersene tutte le responsabilità”, conclude il leader pentastellato.
Chi invece si schiera compatto a fianco del Presidente del Consiglio è il Nuovo Centrodestra: “Su Giustizie e Lavoro, Renzi coraggioso e riformatore. Solo un governo con dentro il Nuovo Centrodestra può e potrà realizzare queste svolte”, ha affermato in una nota il leader del Ncd.
“Davvero bene Renzi su due punti qualificanti: il garantismo e la nuova legislazione sul lavoro – gli fa eco Fabrizio Cicchitto. Ha parlato da presidente del consiglio che tiene conto più delle reali esigenze del Paese, che non di posizioni interne al suo partito”.
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