Una dopo l’altra si stanno incastrando le tessere dell’intricato puzzle della vicenda Faac. Sciolto il nodo riguardante l’eredità, raggiunto l’accordo tra la famiglia di Manini e la Curia bolognese per la cifra record di 60 milioni di euro, oggi è arrivato il via libera del tribunale al dissequestro dei beni aziendali. Lo sblocco si è reso possibile proprio grazie alla firma dell’accordo con il quale la famiglia ha, ovviamente, rinunciato a procedere per vie legali nella controversia contro l’arcidiocesi.
L’unico a tenere duro sul contenzioso per l’eredità di patron Manini è il suo dentista Lucio Corneti, che ha promesso battaglia per dimostrare che il testamento in suo possesso sia vero, ma il giudice Maria Fiammetta Squarzoni non ha accolto la richiesta del suo legale per mantenere il sequestro dell’asse ereditario. “Il sequestro è stato emesso in relazione alla controversia tra i parenti del defunto e l’arcidiocesi per tre cartelle testamentarie che non contemplano come erede il Corneti – ha spiegato il giudice Squarzoni – Non vi è quindi motivo per preservare il sequestro a vantaggio di Corneti”. Il giudice poi si spinge più il la, arrivando a definire il testamento del dentista alla stregua di uno scherzo. “E’ stato scritto su un modulo per il consenso al trattamento dei dati personali”, è facile che in un rapporto tra medico e paziente Manini abbia firmato quel modulo, più difficile è trovare un motivo per cui l’imprenditore avesse dovuto lasciare tutto al suo dentista. “Tra il defunto e Corneti non c’erano altri legami oltre quello professionale medico-paziente – conclude il giudice – questo testamento è facilmente intendibile come una sorta di scherzo”.
La notizia del disgelo dei beni Faac è stata accolta con entusiasmo dai lavoratori dell’azienda. Il blocco che durava da mesi, da fine 2013 per la precisione, rischiava seriamente di compromettere la sopravvivenza stessa dell’impresa di Zola Predosa. I lavoratori Faac infatti avevo già protestato a febbraio contro la decisione del tribunale di bloccare gli asset aziendali, perché preoccupati, a loro modo di vedere, che le vicende esterne non compromettessero le prospettive di sviluppo ed occupazionali dell’azienda, oggi che tutto può ripartire potranno sicuramente tirare anche loro un sospiro di sollievo.
Il tribunale sblocca i beni
Ora l’azienda può ripartire
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Angelo Russo
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on 25 giugno 2014
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