«Renzi, capisco che hai moltissimo da fare, ma questa cosa è fondamentale perché ha a che fare con la vita reale di milioni di persone. Non devi fare promesse che non puoi mantenere». Questa cosa, per Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, è una legge sulle unioni civili.
Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale sul caso di Alessandra Bernaroli, con cui si dichiara illegittima la legge che annulla d’ufficio il matrimonio se uno dei due coniugi cambia sesso, quello che preoccupa è il fatto che, ancora una volta, i giudici sono dovuti intervenire nel deserto della normativa italiana. Il premier aveva inserito all’ordine del giorno (o, per meglio dire, dei suoi cento giorni di governo) l’approvazione di una legge, ma il tempo è passato e «non si è andati avanti di mezzo centimetro, altroché approvazione. E al di là del fatto – continua Romani – che noi vogliamo il massimo dalla legge, cioè il matrimonio, Renzi avrebbe potuto fare qualcosa».
Eppure, con la sentenza di ieri la Consulta ha ribadito in maniera ancora più forte quello che aveva già detto nel 2010, e cioè che il Parlamento deve legiferare in materia di unioni di persone dello stesso sesso “con la massima sollecitudine”.
E non usa mezzi termini il presidente di Arcigay quando dice che «la Camera si rifiuta di legiferare sulle questioni che riguardano i diritti delle persone Lgbt». La sfida è diretta proprio al capo del governo: «Se Renzi si pone come il rottamatore, colui che vuole cambiare le cose in Italia, lo dimostri anche su questo piano. L’Italia non potrà essere il paese moderno che vuole Renzi se lui è così assolutamente indietro sulle questioni Lgbt».
Romani attribuisce le cause di questo lungo silenzio del governo a diversi fattori: «i politici sono vittime dei soliti giochetti, dell’alzata di sopracciglio della Chiesa, delle posizioni omofobe dell’alleato di Governo, il Nuovo centro destra, nonché degli imbarazzi della componente cattolica del Pd». Ma se Renzi non prende in mano la situazione, rischia che si formi «un’indelebile macchia di fango sulla visione che ha lui del Paese o che perlomeno ci vuole proporre. Da questo punto di vista – aggiunge Romani – è Renzi il vecchio».
Anche Paola Brandolini, presidente nazionale di Arcilesbica, è convinta del fatto che bisogna «aumentare la nostra pressione nei confronti del parlamento che sembra far finta di niente, Renzi ci deve dare risposte».
Insomma, i detentori del potere legislativo agli occhi delle associazioni si dimostrano assolutamente indietro rispetto al tema delle unioni civili ed è una questione di vecchia data: «Era successo prima con Bersani – continua la Brandolini – e poi con chi ha cercato di prendere il potere sia in fase pre-elettorale che in sede di rimpasti che si parlasse di fare una legge sulle unioni civili, ma non è mai stato fatto niente».
Di certo, quello che è accaduto ad Alessandra Bernaroli, in una situazione di vuoto normativo come questa «ha provocato un cortocircuito – commenta Romani – per cui una coppia legittimamente sposata, con tutta una serie di tutele e uno status sicuro, è stata obbligata a fare un salto nel vuoto, privata di tutte le garanzie giuridiche che derivano dal matrimonio. E questo – conclude- non deve accadere».