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A Bologna anche i muri parlano
Ecco le poesie di strada di Mep

By Claudia Balbi | on 9 luglio 2014 | 0 Comment

“La geometria delle mie ossa/ è il tuo destino –/ una frattura, amore/ e ti sento più vicino”. No, non è il verso di una canzone, nè la poesia di un noto autore. Chi ha composto questi versi preferisce l’anonimato, si aggira la notte per i portici rossi di Bologna armato di colla e fogli A4. V.06, questo il nome in codice del poeta di strada che insieme al gruppo Mep, movimento per l’emancipazione della poesia, appiccica le sue rime al muro. L’obiettivo del collettivo, come si legge dal loro sito, è quello di: «restituire alla poesia il ruolo egemone che le compete sulle altre arti e al contempo di non lasciarla esclusivo appannaggio di una ristretta élite, ma di riportarla alle persone, per le strade e nelle piazze». Curiosando sul web si scopre che il movimento artistico è nato nel 2010 a Firenze e che l’imposizione dell’anonimato nasce dalla volontà di mettere in primo piano la parola. Insomma il concetto è questo: la gente non legge più poesie? Preferisce stare incollata al cellulare o attaccata alla tv? Noi la incolliamo al muro, la poesia, e a questo punto non potrete fare a meno di leggerla. E il metodo, a quanto pare, funziona, in via del Pratello Enrico ha lo sguardo letteralmente incantato, si sfila le cuffiette e inizia a leggere una poesia di A.15. «Bell’idea!» esclama entusiasta. Poco più avanti in via del Paradiso, il movimento ha attaccato sei poesie una in fila all’altra a coprire una scritta verde acida. «Un modo come un altro di esprimersi» afferma un dipendente della Pizzeria del Barese. Meno soddisfatto il proprietario del Bar della trattoria poco più avanti, all’inizio di via del Pratello: «Li hanno messi due giorni fa. Non sono belli da vedere, certo se avessero fatto qualcosa di più artistico al posto di incollare dei fogli, sarebbe stato meglio». Spostandosi in Via Riva di Reno gli attacchi di poesia si moltiplicano. Un foglio su ogni colonna. “Parlami ancora di ricordi sbiaditi, di giorni a venire” il messaggio della prima colonna, “dove annaspano i tuoi passi?” ci chiede l’altra. E’ così, non è più solo un modo di dire. A Bologna anche i muri parlano. E sono molto poetici.

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